Riarmo e Diritto alla Salute | Prospettiva dell’Ambulatorio Popolare

Riarmo e Diritto alla Salute | Prospettiva dell’Ambulatorio Popolare

In Europa spirano venti di guerra: il divario tra i bisogni popolari e le pretese della borghesia cresce a dismisura.

Dopo 15 anni di austerity e vincoli, manovre lacrime e sangue, tagli indiscriminati alla spesa sociale e “non ci sono i soldi” ripetuti a reti unificate, Von der Leyen annuncia in pompa magna il piano “ReArm EU” (ora Readiness 2030). Si tratta di 800 miliardi di euro da destinare alla difesa (leggasi alla guerra): 650 miliardi ottenuti permettendo -in deroga al patto di stabilità (!)- agli stati dell’UE di aumentare, in media, dell’1.5% del proprio PIL la spesa destinata alla difesa (leggasi guerra), con la possibilità di utilizzare perfino i fondi di coesione europei (!!) e 150 miliardi ottenuti tramite l’apposito programma “SAFE”, essenzialmente nuovo debito comune legato a sistemi d’arma interoperabili tra i vari paesi membri; per contestualizzare l’enormità di un tale investimento, è sufficiente sottolineare che la spesa annuale di tutti i paesi UE in sanità si attesta intorno ai 1600 miliardi (poco più del doppio!).

Intanto, in Italia, il governo Meloni si affretta -tramite Crosetto- a sottolineare che la spesa militare italiana (attualmente attestata all’1.57% del PIL, vale a dire circa 33 miliardi di euro) è insufficiente di fronte alle richieste NATO e dichiara di buon grado di avere tutta l’intenzione di aumentare i fondi ad essa destinati, non solo fino al 2% del PIL, ovvero circa 44 miliardi di euro (impegno già preso da Conte, che oggi si scopre pacifista), ma addirittura fino al 3.5%, ovvero circa 70 miliardi di euro.
Il quadro, già rivoltante nelle intenzioni, diventa criminale se rapportato alla realtà socio-sanitaria del nostro paese: tra il 1975 e il 2020 i posti letto pubblici e convenzionati sono diminuiti di più di 300.000 unità (da 500.000 a 184.000), tra il 2011 e il 2021 hanno chiuso ben 125 ospedali, nel 2010 (in piena crisi del debito sovrano!) destinavamo alla sanità il 7.0% del PIL, mentre per il 2024/25 la percentuale si ferma al 6.3%, tra il 2010 e il 2019 sono stati tagliati complessivamente 37 miliardi di euro di finanziamento al SSN (in pratica la stessa cifra che oggi viene destinata al raddoppio della nostra spesa militare!); le conseguenze sono presto dette, ogni anno, in Italia, circa 4.5 milioni di persone (quasi il 10% della popolazione) rinunciano completamente alle cure mediche per difficoltà economiche e/o liste di attesa interminabili e quasi 20 milioni di persone (1/3 della popolazione!) sono costrette a pagare le cure di tasca propria.

La foglia di fico del “no hay plata” si manifesta in tutta la sua inconsistenza: i soldi ci sono, purché si prendano dalle tasche dei lavoratori e non da quelle dei padroni e le rigide regole di bilancio non valgono più quando si tratta di riarmarsi e favorire i signori della guerra targati NATO e UE e se per farlo c’è bisogno di continuare a smantellare il SSN e a tagliare la spesa sociale… pazienza.
Eppure, i bisogni delle classi popolari vanno in direzione diametralmente opposta e noi, i 35 miliardi promessi da Crosetto, sapremmo come spenderli davvero: con la stessa cifra potremmo costruire 150 ospedali (più di quelli chiusi negli ultimi 15 anni!), il costo di ogni F-35 coprirebbe quello di due ospedali, il costo di ogni carro armato Leopard coprirebbe quello di 100 posti letto per un anno, il costo di ogni obice CAESAR coprirebbe quello di due sale operatorie, il costo di ogni missile Patriot coprirebbe lo stipendio di 100 medici per un anno, il costo di ogni APC Puma coprirebbe lo stipendio di 1000 infermieri per un anno…

 

MEDICI NON BOMBE
MAI PIU’ SPESE MILITARI: CASE, LAVORO, OSPEDALI!

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