“Operazione albania” ennesimo fallimento del governo meloni

“Operazione albania” ennesimo fallimento del governo meloni

Ieri mattina è arrivata in Albania la nave Libra della marina militare, partita il 14 ottobre da Lampedusa con a bordo 10 migranti provenienti dal Bangladesh e 6 dall’Egitto (due “paesi sicuri” secondo il governo), forzatamente diretti verso le carceri volute da Giorgia Meloni ed Edi Rama.
È la prima volta che viene messo in pratica il nuovo sistema di deportazione, detenzione e respingimento dei migranti soccorsi in mare.
Da mercoledì i 16 migranti hanno iniziato un percorso burocratico che porta alla loro identificazione e fotosegnalazione presso l’hotspot di Shengjin, quindi al trasferimento presso Gjader, ex sito dell’aeronautica militare albanese, nel comune di Lezhë nell’entroterra del paese, dove sorgono un centro di prima accoglienza per i migranti da 880 posti, un CPR da 144 posti e un carcere da 20 posti. Il passo successivo è il rigetto della loro richiesta d’asilo e l’avvio delle pratiche di rimpatrio.
È nauseante essere costretti a descrivere un pattugliatore di 80 metri, che viaggia a 20 nodi, senza infermeria, ufficio per le operazioni di identificazione, cabine sufficienti e attrezzato per un equipaggio di 40 persone, per evidenziare che solo sui migranti ricade il disagio di 600 miglia in mare.
È nauseante essere costretti a citare le convenzioni divenute salme martoriate sotto il protocollo Italia-Albania (Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo, Convenzione di Ginevra e delle Convenzioni internazionali di diritto del mare, Costituzione Italiana), per ricordare che dietro la parola “migranti” ci sono corpi reali, desideri e paure reali, storie e sofferenza reali.
È nauseante essere costretti a sottolineare la scelleratezza del costo economico di questi trasferimenti (18mila euro per migrante, secondo alcune testate) e dei centri (oltre 650 milioni di euro in cinque anni) per richiamare lo sguardo di una certa porzione di stampa, di istituzioni, di cittadini.
Italia ed Europa insieme colpevoli (vedi patto sulle migrazioni e sull’asilo del 14 maggio 2024) della dissoluzione del sistema di accesso all’asilo, che Ursula Von der Leyen incapsula nelle sue parole in vista del consiglio europeo del 17-18 ottobre: “Dovremmo anche continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all’idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell’Unione europea […] Con l’avvio delle operazioni previste dal protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni pratiche”.
Entriamo in una nuova fase di privatizzazione del sistema di accoglienza, che esternalizza la gestione delle migrazioni e delle procedure di frontiera, con una serie di conseguenze dirette: restrizione di garanzie amministrative e giudiziarie in caso di rigetto della domanda di asilo (procedure accelerate, detenzioni arbitrarie), rigetti basati sulla provenienza geografica e non sulla storia individuale, profilazione etnica, irregolarità e sfruttamento, arricchimento di eserciti, privati della guerra e della sicurezza.
Mentre il governo difende il “Modello Albania”, 4 dei 16 migranti sono stati ricondotti con delle motovedette presso la nave Libra, diretta verso l’Italia. Durante gli screening due sono risultati essere minori, altri due sono adulti in condizione di estrema vulnerabilità. Gli altri 12 attenderanno, presso il centro di Gjader, di conoscere entro 28 giorni il giudizio sulla loro richiesta di protezione internazionale.
Questo governo pensa i cittadini, italiani e stranieri, come vili, sottomessi, ottusi, impauriti e indistinguibili tra di loro. Ma tra massa e popolo c’è grande differenza. E quanto più scopre che i cittadini non sono così, ma esigono a giusta ragione, libertà, giustizia e vitalità, tanto più diventano nemici da reprimere e chiamerà a raccolta tutte le sue forze per distruggerlo.
Continueremo a lottare fino a che non cesserà l’abuso e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Sta a noi, oggi. Non esiste un momento altro.
Tocca un*, tocca tutt*.

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