Nelle ultime settimane come Camera Popolare del Lavoro e come intera comunità dell’Ex OPG “Je so pazzo” abbiamo deciso di raccontare a quante più persone possibile una storia che ci dice tanto sul mondo di oggi, sulle terribili condizioni lavorative che ci vengono imposte, su cosa significa essere una donna e lavorare, sui ricatti, le molestie e le violenze che quasi ogni donna – lavoratrice e non – subisce quotidianamente. Questa storia vede come protagonista Grazia, una giovane ragazza napoletana. Quando l’abbiamo ascoltata, non abbiamo esitato a schierarci fermamente con lei.
Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato all'unanimità il decreto su sicurezza e migrazione. Un decreto criminale, razzista, che riduce gli spazi democratici. Un decreto che, criminalizzando le categorie sociali più vulnerabili, individua nel povero, nel migrante e in chiunque cerchi di lottare per i diritti sociali, un nemico da abbattere, rinchiudere, espellere. Con la stessa retorica sulla sicurezza del decreto Minniti-Orlando, conservandone innovazioni come il DASPO urbano, il decreto varato dal governo Conte non farà altro che produrre una vera e propria emergenza sociale, creando povertà, esclusione e insicurezza.
Ascanio Celestini è da sempre il poeta e il narratore teatrale della marginalità. In particolare alla salute mentale, alle sue storie di repressione, ha dedicato uno spettacolo, un libro, un film: "La pecora nera".
Alessio Lega - cantastorie libertario - al medesimo tema aveva dedicato un CD e un concerto itinerante giusto dieci anni fa: "E ti chiamaron matta".
A distanza di 10 giorni dalla sua uscita è impossibile tenere un conto di tutte le recensioni, gli articoli e i pareri che si sono susseguiti sul film ispirato alla storia di Stefano Cucchi. Ma al di là dei palesi meriti del film, quello che sentiamo necessario sottolineare oggi è la storia, secondo noi preziosa, che si è materializzata tutt’attorno.
Non ve lo nascondiamo: siamo preoccupati.
Come non esserlo davanti alla crisi economica che incide nelle nostre vite, all’assenza di un lavoro o di una pensione, al pensiero di ammalarci e non poterci curare, all’idea di dover passare la vita aspettando di prendere un bus o pagare un mutuo, senza poter avere quello che ci spetta, quello che un paese così ricco ci potrebbe dare? Come non esserlo davanti alla barbarie che avanza, agli spari contro chi ha la pelle nera, al vicino che diventa un nemico, alla parte peggiore del paese che si toglie la maschera, forte del numero? Come non esserlo quando sai che non è finita, che il ricatto economico e la creazione del nemico può andare avanti a lungo, che la guerra fra poveri può continuare, che nel nostro paese abbiamo davanti solo due risposte, entrambe pessime per noi?
Da anni ormai questo pezzo di città vive ai margini dei servizi e sotto il controllo della camorra e delle speculazioni dei grandi imprenditori. Vecchi e nuovi abitanti vivono di fatto sotto un regime di coprifuoco. Abitanti dei centri di accoglienza a cui la Prefettura, non garantisce accoglienza, e impone orari di rientro tra le 20 e le 7 di mattina, e abitanti vecchi e nuovi ostaggio della criminalità organizzata.
A Napoli si dice così quando qualcuno che ha preparato un pasto non si aspetta di avere ospiti, oppure capita di dover sfamare bocche in più improvvisamente.
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