Lo stato iniziava a concederci la libertà, come se non ci fosse mai appartenuta prima; la stava confezionando proprio per noi, la distribuiva a piccole pillole, così come si somministra una cura.
La mandria di buoi inferociti si spingeva oltre la porta della prigione, unanime, per vivere al meglio quell'ora d'aria data in omaggio.
La libertà di sentirsi a proprio agio sembrava in procinto di essere divorata dal terrore, molti sembravano già ammalati d'inquietudine. Volti rassegnati al tempo che fugge, volti spenti dalle intemperie di questa crudele primavera.
Un'infinità di persone scorrazzava in ogni dove col tentativo di ritornare in vita; la verità è che anch'io ne avevo un disperato bisogno. Allora correvo, correvo così forte che avrei potuto addirittura rinascere, ritornare ad essere spensierata.
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In tempi di isolamento costruiamo sogni, comunità, solidarietà!
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