Qualche giorno fa al nostro telefono rosso riceviamo una telefonata da una famiglia di Casoria, della zona Lufrano, una delle tante zone periferiche abbandonate da Stato e istituzioni di cui il nostro territorio è pieno.
"Ciao, abitiamo in zona Lufrano, la zona dei palazzoni popolari, a Casoria. In famiglia siamo quattro: due adulti e due bimbi piccoli. Siamo in difficoltà, avremmo bisogno di aiuto: di qualche mascherina e di un po' di spesa..."
Casoria è un comune in provincia di Napoli, ci vuole poco per raggiungerlo in tempi normali. Ma adesso spostarsi da comune a comune è diventato più difficile, soprattutto col nostro furgoncino per le consegne, il Poderoso.
Purtroppo da qualche settimana abbiamo dovuto bloccare le nostre liste. Come abbiamo spiegato in una nota sul nostro sito al momento abbiamo una lista di circa 350 nuclei familiari a cui stiamo cercando di dare priorità per continuità assistenziale garantendo almeno 1 pacco ogni due settimane per ogni famiglia.
Ma non vogliamo lasciare nessuno indietro, quindi proviamo sempre a fare il possibile.
Una delle tante attiviste che da anni collaborano con la nostra Camera Popolare del Lavoro abita proprio lì a Casoria. Così attraverso il suo profilo #facebook lanciamo un appello: “Casoria, facciamo partire la solidarietà!”
E ancora una volta, lasciandoci ogni volta sempre sbalorditi, le risposte non tardano ad arrivare. Tra un messaggio ed una telefonata ad oggi siamo riusciti a recuperare circa 20 pacchi solidali (tutti belli ricchi eh!) che andranno ad aiutare e sostenere 20 famiglie che in questo momento stanno affrontando un momento di difficoltà.
La macchina della solidarietà che corre per vichi e vicarielli, attraversa zone e quartieri differenti, questa volta esce dal nostro comune ed arriva ad uno dei tanti comuni dell'interland napoletano, dove gli effetti della crisi economica scaturita da questa situazione di emergenza non si sono fatti attendere.
Gambe in spalla, due dei nostri attivisti che vivono in zona oggi hanno iniziato a recuperare e consegnare le prime cinque spese solidali.
Questa non è pura e semplice beneficenza, è qualcosa di più. È solidarietà, è resistenza popolare.
Questo ci dimostra che, come sempre e più che mai, solo uniti, insieme, possiamo combattere e superare questa emergenza.
Tantissime e tantissimi si sono attivati, singolarmente o in comunità, per affrontare questa crisi senza lasciare indietro nessuno, a fronte proprio di uno Stato che ha completamente abbandonato larghissime fasce della popolazione.
È arrivato però il momento che chi di dovere si prenda le proprie responsabilità. È necessario più che mai tutelare la salute, la vita e la dignità delle migliaia e migliaia di persone che si trovano in situazioni di estrema difficoltà. È arrivato il momento che lo Stato garantisca a tutte e tutti un Reddito di Emergenza, uno strumento per sopravvivere a questa fortissima crisi.
Una volta che questa emergenza sarà passata, non torneremo a quella normalità fatta di abbandono, sacrifici e marginalità. Ci impegneremo con tutti noi stesso per costruire una nuova normalità, che metta al centro la solidarietà, la cooperazione, l'aiuto reciproco.
NON TORNEREMO ALLA NORMALITÀ PERCHÉ LA NORMALITÀ ERA IL PROBLEMA!