La notte di due anni fa ce la ricordiamo tutti. Non c'era proprio verso di mettersi a dormire. E non solo perché il Napoli aveva appena perso contro il Torino in una serata davvero storta. Che poi noi siamo superstiziosi e quindi vedevamo tutto collegato. E la mattina avevamo un appuntamento importantissimo. Non sapete quanto ci tenevamo.
Erano anni che guardavamo quel posto, enorme, inquietante. Ma anche entusiasmante: chissà cosa c'era dentro la città fortificata. Chissà quante cose avremmo potuto fare una volta dentro. Un carcere di 9000 metri quadri, ancora sotto il controllo della polizia penitenziaria... di sicuro a molti non sarebbe piaciuto. Ma doveva piacere al quartiere, alla città, a quelli che ne avevano bisogno. Era questo che ci faceva stare in ansia. Non le guardie, non le denunce, non la fatica. Solo: saremo all'altezza delle cose che vogliamo fare?
Ecco, quando ti fai queste domande, poi come fai a dormire... E infatti all'alba tutti con le occhiaie, a salire di corsa le scale che ci avrebbero portati al sogno che la notte prima c'eravamo persi. Era tutto sporco. Siringhe, merde di cane, borse abbandonate dopo gli scippi... lì non passava mai nessuno, c'erano piante alte anche mezzo metro.
Arriviamo alla porta, pesantissima. Forse è lì che ci rendiamo davvero conto di cosa stavamo facendo. Una pazzia. Stiamo entrando in un carcere. In un manicomio. In uno di quei posti da cui la gente di solito vuole scappare. E ci viene in mente "Nella mia ora di libertà" di De André. Non solo perché sapevamo che dentro avremmo trovato delle tristissime ore di libertà. Ma perché nella canzone si diceva: "Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame..."
Ecco, noi ci sentivamo proprio così. Stavamo facendo una cosa illegale, ma era una cosa giusta, di cui avevamo bisogno come il pane. Nessuno poteva condannarci. Avevamo fame: di comunità, di cultura, di sport, di istruzione, di sanità, di tutte le cose che ora facciamo qui dentro, grazie a tanti altri che non c'erano in quel momento ma che avevano fame come noi e si sono aggiunti in questi due anni...
E oggi siamo tutti insieme. Dov'era prigione abbiamo fatto libertà.