di Giovanni Castellano
Appena gli italiani hanno iniziato a percepire la drammaticità delle conseguenze economiche della pandemia è prevalsa una strana sensazione nell’opinione pubblica nazionale: in molti hanno iniziato a pensare che i principali capisaldi del paradigma economico dominante potessero crollare di fronte ad una crisi così spaventosa.
Nel primo periodo della pandemia ci sono stati infatti numerosi segnali, molto diversi tra loro, che hanno dato consistenza a questa impressione.
Non si può più sentire questa storia dei centri sociali. Il discorso pubblico di Salvini e anche del PD, cerca sempre di banalizzare ogni contestazione relegandola a questi misteriosi balordi dei centri sociali, persone avulse dalla società che praticamente per professione fanno un'unica cosa, manifestazioni violente spostandosi in giro per tutto il paese. Se non fosse un'affermazione ridicola utile solo a marginalizzare chi protesta e a scoraggiare ogni ragionamento, sarebbero quasi delle figure romantiche, pronte ad aggredire il potere in ogni luogo si manifesti il suo opportunismo.
di Redazione
Riprendiamo un post di Viola Carofalo. Si tratta di una lettera di una ragazzina di nome Jennifer, che con semplicità descrive le condizioni di tante famiglie di etnia rom in Campania e non solo.
In questi giorni, i fatti di Mondragone ci hanno messo di fronte ancora una volta al razzismo endemico presente nel nostro Paese.
Intere famiglie, che svolgono il loro mestiere di braccianti, e che letteralmente ci permettono di mettere il cibo in tavola ogni giorno, sono state trattate come criminali, o - nella "migliore" delle ipotesi - come animali ignoranti di ogni minima convenzione dell'ordine civile. Per loro, nessun aiuto, nessuna attenzione. Solo l'esercito!
Quando il 2 marzo 2015 sono entrato per la prima volta in quello che era stato un Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e che oggi è l'Ex Opg Je so’ Pazzo!, sapevo ben poco di cosa fosse un “manicomio”. Ne avevo l’immagine che avevo preso dai film, da qualche articolo, da qualche chiacchierata con psichiatri.
Inauguriamo, con questo contributo, una rubrica sulle biografie di antifascisti che vale la pena di ricordare. La rubrica è a cura del prof. Giuseppe Aragno
Oggi tocca a Clotilde Peani. Il fascismo ha sempre colpito la libertà di pensiero e di azione, cercando di interpretarla come devianza, aprendo agli oppositori le porte del carcere e del manicomio. Quando poi gli oppositori erano donne, come spesso avviene, il catalogo di definizioni criminali si arricchiva ancora di più dando gioco facile alla discriminazione e all'emarginazione. Ricordare Clotilde non vuol dire solo ricordare un'antifascista... vuol dire anche ricordare come sul corpo e sulla mente delle donne si giochi la battaglia tra la rivoluzione, il progresso, e la barbarie.
Negli ultimi mesi le lavoratrici e i lavoratori italiani hanno sperimentato un largo utilizzo del c.d. “lavoro agile” disciplinato a livello normativo dalla L. n. 81/2017 e tuttavia sino ad oggi scarsamente diffuso nel nostro Paese.
Ma cosa si intende per “lavoro agile” o “smart working”?
Sia in Italia che nel resto d’Europa quando parliamo di “smart working” o di pratiche organizzative ad esso assimilabili, ci riferiamo a prassi o regolamentazioni che hanno ad oggetto un rapporto di lavoro subordinato improntato alla massima flessibilità, ma non solo.
È vero, ci ammazza e in questo senso è un nemico feroce dell’umanità. Vero è anche, però, che per suo conto l’umanità è stata nemica di se stessa, consentendo ai sacerdoti del dio mercato ci sacrificare scuola, ricerca, sanità e diritti dei lavoratori sull’altare delle chiese neoliberiste.
In questo inizio di secolo le pandemie si sono susseguite con una frequenza ignota ai tempi passati.
Quarantasei anni fa la nazionale della DDR batteva la Germania federale in una delle partite simbolo dell’intreccio tra sport e politica del Novecento.
E quella di Amburgo – tra l’altro città culla del movimento operaio tedesco – non è una delle varie vittorie di Davide contro Golia, una curiosità tecnica per fissati, tanto da non poter essere oscurata, nella memoria, nemmeno dalla successiva vittoria della coppa del mondo (sportiva e metaforica) da parte dell’Ovest.
Finale di Coppa Italia di ieri.
La partita viene giocata a porte chiuse per le misure anti-Covid.
Ma invece di lasciare, come in passato, gli spalti vuoti, la televisione aggiunge un filtro che crea tifosi virtuali.
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