Ali Muhammad Zahir Al Oraney era nato a Beit Nuba in Palestina, l'8 luglio del 1959. Sul suo passaporto c'era scritto Giordania perché prima dell'ANP l'amministrazione era giordana e non si riconosceva ancora un'entità palestinese.
Aveva solo 8 anni quando, nel 1967, lui, la sua famiglia e tutti gli abitanti dei tre villaggi dell'area (Imwas, Yalu e Beit Nuba), anziani che a malapena camminavano, mamme con bambini piccoli senza acqua e cibo per giorni, furono costretti a fuggire dai bulldozer israeliani, senza poter raccogliere gli effetti personali, nemmeno le scarpe.
Mi hanno colpito molto positivamente le reazioni al nostro risultato delle regionali, soprattutto se paragonate al 2018. Credo sia utile socializzare questo dato perché è politico.
A proposito del libro "Crisi, disuguaglianze povertà. Le iniquità strutturali del capitalismo da Lehman Brothers alla Covid-19", di Francesco Schettino e Fabio Clementi, La città del Sole, 2020
di Francesco Schettino e Fabio Clementi
Il modo di produzione del capitale, che ci piaccia o no, è un sistema che si basa principalmente su due elementi chiave: il primo è quello di trarre la sua stessa esistenza dallo sfruttamento della forza lavoro e dunque da una lotta di classe che combatte quotidianamente (con esiti assai vantaggiosi); il secondo è negare tutto ciò, presentando il proprio come un sistema economico in cui il profitto è il risultato e la misura di sforzo e rischio imprenditoriale (o anche della presunta scarsità del capitale, a seconda della teoria adottata) negando altresì l’esistenza stessa delle classi (e dunque il loro movimento conflittuale) che, secondo gli apologeti di tale paradigma, sono un fenomeno storico comune a tutte le forme precapitalistiche che ha terminato di esistere al più tardi nel secolo XIX.
Quando ero piccolo e seguivo i dibattiti televisivi post-elettorali c’era una cosa che proprio mi dava sui nervi: non c’era mai nessuno – nessuno! – che dicesse che era andata male. Nessuno usciva sconfitto, erano tutti vincitori. Ma proprio tutti, eh!
Quando ci diciamo che dobbiamo essere diversi da chi infesta le nostre vite credo si debba partire anche da qui. Con onestà e rigore estremi. Ma senza correre il rischio di oscillare tra esaltazione e depressione, tra il “siamo fortissimi” e “non c’è più speranza, è tutto finito”.
di Mariema Faye
In una settimana 2 omicidi hanno fatto infuriare il web e fatto emergere la pochezza di molti giornali.
Se da un lato abbiamo l'analisi quasi sportiva di chi ha ucciso di botte un ragazzo di 21 anni dall'altra abbiamo la totale ignoranza ed incapacità di chiamare Uomo un Uomo.
Come spesso accade nei casi di cronaca che più suscitano sdegno si inizia ad analizzare, minacciare, maledire e criticare il colpevole dell'atto fisico e quindi colui che uccide e che ha di fatto preso una vita.
Diciamocelo: la scuola era già sul bordo di un baratro – e forse l’università era pronta a seguirla. Come nel romanzo new weird dell’americano Jeff VanderMeer, la Trilogia dell’Area X, una forza invisibile e aliena, partendo da una piccola area della costa americana, si sta allargando sempre di più, impestando la realtà e riducendola a una copia sgraziata e putrida di se stessa.
di Djarah Kan
Willy Duarte è stato ucciso da due mostri.
Willy Duarte è stato ucciso dall’MMA
Willy Duarte è stato ucciso da una bravata.
Qualche giorno fa mia nonna è caduta. A 89 anni, si sa, una caduta purtroppo significa quasi sempre una frattura. Quando mamma mi ha chiamato e sono corsa a casa, l'ho trovata sul letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto, alternava urla di dolore a invocazioni religiose sussurrate che si completavano con il gesto costante del segno della croce.
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