- Il nostalgico: immerso in un passato che non è mai esistito, per il nostalgico il PCI era la perfezione assoluta e tutto è finito per colpa di Occhetto e della svolta della Bolognina. Il nostalgico non vuole sentire ragioni, gli basta adorare Berlinguer ed emozionarsi pensando alle salsicce delle feste dell'Unità. Inutile provare a dirgli che negli anni '80 il PCI già stava dall'altra parte della barricata da un po' di tempo, che i Veltroni e i D'Alema non sono venuti fuori dal nulla ma sono stati coccolati e cresciuti proprio da Enrico Berlinguer, che buona parte del corpo "militante" del PCI, ben prima della Bolognina, era formato da burocrati e arrivisti che soprattutto nelle cosiddette regioni rosse erano più abituati alla gestione del potere che alla lotta di classe, inutile invitare a leggersi tutta la famosa intervista rilasciata da Berlinguer a Scalfari (quella in cui parla della questione morale) per scoprire che già nel 1981 il segretario del PCI elogiava il "mercato" e "l'austerità". Insomma inutile provare a fargli capire che Occhetto è stato la conseguenza e non la causa di un lungo processo di degenerazione. Il nostalgico vuole soltanto restare a sognare a occhi aperti mentre invoca l'unità e l'utilizzo dei vecchi simboli, perché è convinto che così, magicamente, tutto tornerà come prima.
Il nostalgico non è un venduto, è uno che è rimasto coerente con se stesso, è in buona fede e nella stragrande maggioranza dei casi è una bravissima persona, per questo dal punto di vista umano va rispettato, il problema è che dal punto di vista politico è inutile se non addirittura dannoso.
- l'eziomaurista: Nel nostro paese Ezio Mauro, ex direttore del quotidiano "La Repubblica", è considerato un autorevole opinionista. In realtà si tratta di un ciarlatano secondo solo a un mostro sacro dalla ciarlatagine come Paolo Mieli.
Quindi chiamo eziomauristi tutti i ciarlatani che pur definendosi di sinistra vomitano menzogne anticomuniste. Gli eziomauristi danno la colpa di tutto quello che è successo di negativo in questo paese alla scissione di Livorno del 1921. Il fascismo, i 40 anni di governi democristiani, le stragi di Stato, tangentopoli e così via fino ad arrivare ai giorni nostri e alla litigiosità della presunta sinistra... tutta colpa dei comunisti e del fatto che hanno sottovalutato il "pericolo del fascismo".
Per l'eziomaurista anche quando i comunisti subiscono gli effetti nefasti della repressione è comunque colpa loro, perché esistono e non gli piace il capitalismo e questo non va bene, infatti l'eziomaurista è il più sincero dei democratici solo fino a quando si resta in un quadro di compatibilità con il modo di produzione capitalistico.
- il religioso: ha il suo santino e in base a quello decide i buoni e i cattivi. Utilizzando categorie morali più adatte ad una religione che a una lettura materialistica della storia. Il tuo santino è Bordiga? Allora il PCd'I è stato un vero partito comunista solo fino al 1926 e Gramsci è un traditore di merda. Il tuo santino è Trostkij? Allora Gramsci è stato solo un poco ingenuo e il PCd'I è stato tra i buoni fino al 44 (quando ha cambiato nome ed è diventato PCI). Il tuo santino è Stalin? Allora va tutto bene fino alla morte di Togliatti... e così via. Insomma analisi storica prossima allo zero, ma una grande voglia di scomunicare gente e attribuire patenti di comunismo.
QUELLO CHE MANCA È...
un approccio materialista a una storia gloriosa e piena di contraddizioni, d'intuizioni geniali ed errori. Senza l'ansia di decidere i buoni e i cattivi, ma con la curiosità e la volontà di capire le ragioni di ognuno, di comprendere la dialettica della storia, le difficoltà di ogni processo rivoluzionario e d'inserire ogni passaggio nel giusto contesto storico. Questo non per concludere con un ipocrita "volemose bene" ma per comprendere e imparare (anche per non rifare le stesse cazzate) dall'esperienza d'organizzazione della classe operaia e dei lavoratori (anche quando nel dopoguerra aveva ormai un orizzonte riformista) più grande d'occidente.
A questo può servire questo anniversario, a studiare e interrogarci per provare a capire quello che possiamo fare, noi comunisti e comuniste del XXI secolo, per uscire dall'angolo in cui siamo e ritornare ad assaltare il cielo per costruire un mondo più giusto, come sognavano quei ragazzi e quelle ragazze che a Livorno il 21 Gennaio del 1921 uscirono dal Goldoni e si riunirono al Teatro San Marco per fondare il Partito Comunista d'Italia, sezione della Terza Internazionale.