Quando nel 1843 Charles Dickens scrisse il suo celeberrimo "A Christmas Carol", la più famosa delle storie di Natale, probabilmente non immaginava che il racconto avrebbe avuto un successo secolare e che, insieme a molti dei suoi romanzi, avrebbe potentemente modificato la percezione delle disuguaglianze sociali, non solo nella società vittoriana che abitava, lanciata come una locomotiva verso l'accumulazione e la costruzione di grandi patrimoni che tuttora sopravvivono.
La spaventosa povertà, il degrado sociale e morale, l'abbandono dell'infanzia, il lavoro minorile, le malattie che infestano i bassifondi inglesi salgono alla ribalta della grande Storia e disturbano per la prima volta la narrazione ufficiale della corsa alla prosperità della nazione proprio grazie alla sua penna.
E nonostante l'aggettivo "dickensiano" sia finito col tempo ad assomigliare al nostro odierno e disgustoso "buonista", il buon Dickens in realtà sperimentò su se stesso tutto l'orrore dello sfruttamento bieco di cui la borghesia si servì per diventare grande.
Il giovane Charles, come i suoi Oliver Twist e David Copperfield, finì davvero a lavorare in fabbrica, a 12 anni, per riscattare i debiti del padre finito in galera; più tardi, nel 1834, una legge denominata Poor Law, spedì migliaia di bambini, orfani e non, nelle famigerate workhouses a lavorare duramente per ripagarsi alloggi infestati di pulci e qualche briciola per vitto.
L'esperienza atroce gli sarebbe rimasta appiccicata addosso e lo avrebbe spinto a denunciare l'oscura miseria che alimentava i fasti del progresso, la venerazione del denaro, i mille Scrooge del suo tempo.
E il ritratto del vecchio avaro, gretto e spregevole, che sfrutta senza pietà il proletario Cratchit, disprezza e irride le prime, embrionali iniziative organizzate di solidarietà verso i poveri, diventa l'archetipo del padrone spietato, a cui perfino Walt Disney si ispirerà per creare il suo ben più innocuo Zio Paperone.
Certo, per Dickens la soluzione evidentemente passa per una palingenesi del padrone, e manda tre fantasmi gotici a terrorizzarlo e a rieducarlo, tra cui lo Spirito del Natale Presente, il presente di Dickens, che svela morente due bambini sofferenti e coperti di stracci, Ignoranza e Miseria, destinati a diventare un criminale e una prostituta; del resto, che ci aspettiamo, il Manifesto del Partito Comunista non è ancora stato scritto, e lo Spettro che si aggirerà per l'Europa a rivendicare giustizia per le masse non è ancora stato evocato!
Lo scriverà, di lì a pochi anni, il giovane Karl Marx che, giunto a Londra in esilio, leggerà Dickens e vedrà con i suoi occhi la miseria e le disuguaglianze insopportabili raccontate nelle sue pagine e ne apprezzerà col suo ineguagliabile acume l'intento, scrivendo di lui in un articolo del 1854, pubblicato sul New York Tribune:
"mise al mondo più verità politiche e sociali di quante non ne abbiano proferite tutti i politici messi insieme".
Viva Dickens, Marx, il Natale e gli Spettri che terrorizzano i padroni!
Auguri a tutt*